4 Marzo 2020

Netflix

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Avrei piacere che questa sezione del sito, potesse essere utilizzata come una sorta di archivio in cui raccogliere tutte quelle cose, articoli, brevi video, storie, riflessioni accomunati da uno “sguardo di genere”. Pertanto il presente articolo si prefigge quindi l’arduo desiderio-obiettivo di essere il primo di una lunga serie.

Cosa significa uno “sguardo di genere”?

Partiamo dalle cose semplici: per sguardo intendo l’atto del guardare ciò che ci circonda, la nostra capacità visiva di vedere il mondo e come lo decodifichiamo, interpretiamo, comprendiamo. In tal senso ho sentito colleghi, colleghe parlare anche di “occhiali di genere”.  Personalmente preferisco il termine sguardo perché è qualcosa che ci appartiene, una volta acquisito, compreso, non si toglie più, a differenza di un paio di occhiali, che all’occorrenza possono essere tolti.

La mia idea è quindi quella di raccogliere tutto quel materiali che se letti, osservati, interpretati, compresi attraverso un modo nuovo, uno sguardo di genere, possono assumere un significato del tutto nuovo, permettendoci di vedere con occhi nuovi le stesse cose, favorendo quindi quello che gli americani chiamerebbero un “paradigm shift”, un passaggio di paradigma.

Ovviamente affinché questo sguardo venga mantenuto e consolidato, va alimentato ed esercitato, come nell’attività fisica: se non faccio palestra costantemente, rischio di perdere il tono muscolare.

Bene!

Detto questo, non rimane altro che comprendere cosa si intenda per genere.

A mio avviso, a oggi in Italia, con il termine genere, tendiamo a raccogliere un insieme di tematiche, che se analizzate più nel dettaglio non solo talvolta sono differenti tra loro ma talvolta possono anche risultare opposte.

Non è questa la sede in cui analizzare tutte le sfaccettature del significato del genere, quello che per il momento ci può essere d’aiuto per meglio comprendere il significato di genere ci arriva dalla cosiddetta Convenzione di Istanbul: con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”.

Quindi tutte quelle caratteristiche, o a mio avviso, per meglio dire, stereotipi che attribuiamo idonei per uomini e donne. Lo stereotipo è un’immagine fissa che il nostro cervello attribuisce per catalogare le miriadi di informazioni provenienti dall’esterno. Il nostro cervello ha bisogno di scorciatoie mentali per comprender come comportarsi nel contesto in cui si trova. Pertanto lo stereotipo di per sé non è sbagliato, anzi è un meccanismo di cui non possiamo fare a meno. Il problema è quando non ci soffermiamo a riflettere e analizzare le situazioni e ci lasciamo semplicemente governare dagli stereotipi dando per certi, assodati, giusti, corretti, quando invece molto spesso non li abbiamo neanche analizzati e/o presi in considerazione.

Cosa vuol dire tutto questo? “Donne al volante… Pericolo costante”. Questo è uno stereotipo di genere, in cui si afferma in modo assolutistico che le donne non sappiano guidare. Può essere anche probabile che nella nostra esperienza ci sia capitato di trovare donne che non sappiano guidare ma questo non significa che tutte le donne non lo sappiano fare. Questo è il problema dello stereotipo e in particolare modo del genere! Le mie idee sono opinioni consapevoli, ponderate, su cui ho riflettuto o sono dettate dal luogo comune, dal qualunquismo, da detti popolari? Questa riflessione non va solo applicata solo al modo femminile ma, io uomo, la dovrei anche applicare al mio universo maschile (esorto chi sta leggendo ad approfondire il tema degli stereotipi di genere navigando maggiormente sul nostro sito dato che il tema viene ripreso da più aspetti e da più sfaccettature).

Detto questo veniamo a noi e allo scopo di questo articolo.

Da diverso tempo, mi sono lasciato convincere da mia moglie a sottoscrivere un contratto con Netflix, pertanto quando non crolliamo dal sonno, ci capita di vedere qualche film e/o serie Tv.

Tra le società operanti nella distribuzione via internet di filmserie televisive e altri contenuti d’intrattenimento a pagamento a mio avviso Netflix merita un plauso particolare perché da quando lo abbiano, non ho potuto fare a meno di notare come molti programmi che vengono mandati in onda sono accomunati dal suddetto sguardo di genere.

Cerco di spiegarmi meglio.

Chiunque abbia visto una qualsiasi serie televisiva, avrà notato come molto spesso certe puntate abbiamo come trama, tematiche che talvolta vengono affrontate anche in altre serie televisive, come per esempio: il Natale, la festa del ringraziamento, Halloween, l’amicizia, l’amore, le sostanze ecc..

Bene!

Guardando Netflix, ho avuto l’impressione che tra i tanti temi ricorrenti e trasversali alle diverse serie televisive, Netflix, attraverso le proprie serie che produce, stia introducendo anche un’altra tematica trasversale a più serie televisive: il genere.

Esempi?

  • La Casa di Carta”, in cui per esempio c’è proprio un episodio intitolato il matriarcato, in cui si confrontano due modelli di gestione del gruppo, il patriarcato e il matriarcato.
  • Oppure “Bebè” dove vengono analizzate scientificamente i cambiamenti ormonali della madre quando nasce un figlio e come anche il padre subisca un’”alterazione” ormonale a seguito di una nascita di un figli*, mostrando quindi come esistano delle differenze di genere ma che in realtà non sono poi così tanto diverse, se affrontate con consapevolezza!
  • Oppure Sex Education” in cui tra i diversi episodi il padre del protagonista parla esplicitamente di crisi del maschile quando è il primo a incarnarne lo stereotipo stesso, mostrando così anche la sua forte difficoltà nel riuscire a mettersi in discussione e come dal confronto tra lui e il figlio, questo ultimo, il protagonista, comprenda che tipo di maschio voglia diventare.
  • “Le ragazze del Centralino”, in cui ognuna delle donne presenti nella serie si confronta con le difficoltà relative alle proprie vicissitudini familiari e al proprio passato, per affermare la propria indipendenza ed emanciparsi in una Spagna in cui i diritti delle donne sono ben lungi dall’essere riconosciuti sia dall’ordinamento giuridico che dalla società.
  • Workin’ Moms” in cui quattro neo mamme cercano di barcamenarsi tra maternità e bisogni personali, cercando, la dove necessario di rivendicare i propri diritti di donne nonostante le tante difficoltà della quotidianità e soprattutto delle proprie fragilità.

Queste sono solo alcune delle serie che ho visto e a cui ho prestato uno sguardo di genere, tutto questo però mi sembra molto bello e interessante, perché sta a sottolineare come si stia diffondendo una nascente sensibilità da parte anche dei media per un tema quale quello del genere, che sta sempre più prendendo piede anche in Italia, sottolineando pertanto un possibile cambiamento di paradigma culturale, del quale vorrei che tutte le persone prendessero atto e soprattutto coscienza, in particolar modo anche gli uomini, alcuni dei quali si trovano ancora troppo “imbrigliati”, in vecchi stereotipi maschili, vecchi modi di fare, che a mio dire, ci stanno limitando nella nostra libertà e nell’ascolto dei nostri bisogni reali.

JP

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