30 Novembre 2021

#GrazieVale

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Riparto da te, Dottor Valentino Rossi!

Valentino Rossi, classe 1979, nove titoli mondiali conquistati (cinque dei quali vinti consecutivamente tra il 2001 e il 2005), è l’unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125, 250, 500 e MotoGP e altri infiniti record da far girare la testa.

Il 14 novembre 2021 il Dottore si è ritirato e con lui finisce una era del motociclismo.

Ho voglia di scrivere questo articolo perché Valentino Rossi, con le sue titaniche imprese, con la sua passione, dedizione e simpatia ha fatto da sfondo a molti dei miei fine settimana.

Ricordo che in diverse occasioni tornavo a casa e chiedevo a papà gli aggiornamenti sulle prove e su come si fosse piazzato Vale in griglia di partenza, per poi insieme gustarci la gara la domenica.

Ricordo che papà con fare scaramantico non faceva altro che ripetere come Valentino fosse finito come pilota anche se tutte le volte nel frattempo il Dottore conquistava 9 titoli mondiali e sfornava record su record.

Ricordo come papà e io durante le diverse gare “gufavamo” (auguravamo sfortuna), da veri antisportivi affinché i concorrenti che Valentino aveva di fronte a sé, cadessero per lasciarlo andare via e vincere, anche se il Dottore non aveva certo bisogno del nostro supporto per vincere, lo faceva senza trucchi.

Scrivo questo articolo perché non conosco Valentino Rossi di persona e quindi non so se anche il Dottore possa essere annoverabile come un “Uomo da Associazione LUI”, ma scrivo perché grazie a lui ho potuto iniziare ad avviare un dialogo con mio padre, che non credevo possibile.

Mio padre, come mi disse una volta una psicologa di cure palliative era una persona “interpretativa”, bisognava interpretarlo per capire cosa potesse pensare ed effettivamente era un po’ così: silenzioso, lavoratore, guerriero fino alla fine e a cui tutti volevano un gran bene.

Attraverso i miei studi ho compreso come fosse importante riconciliarmi con l’immagine dei genitori e nel caso specifico di mio padre ma sinceramente non sapevo come farlo nella pratica della realtà, soprattutto con mio padre, così riservato e introverso.

Grazie a Valentino Rossi, mi ha permesso di aprire un canale tra i possibili canali comunicativi tra papà e me; mettermi lì al suo fianco e iniziare ad ascoltarlo nei suoi silenzi e nelle sue poche parole mi ha permesso di iniziare a comprendere il suo linguaggio e ad apprendere attraverso quelle gare motociclistiche chi fosse papà. Ogni tanto si commentava, si rideva, si scherzava e piano piano iniziavamo a parlarci, concedendomi, in rare occasioni, di fargli domande per me importanti, su chi fosse lui e su cosa pensasse di me.

Questo mio personale viaggio mi ha permesso di prepararmi a salutare mio padre quando è stato il momento. Ricordo che quando era in vita lo abbracciavo perché sapevo che avrei dovuto farmi una scorta di abbracci per quando non ci sarebbe più stato, cosa che si è dimostrata utile, adesso che lui non c’è più.

Nonostante papà non ci sia più da circa tre anni, c’è ovviamente la mancanza ma il percorso di conoscenza della sua persona continua, come sono continuate le gare di Valentino Rossi.

Oggi, purtroppo, è arrivato il momento in cui Valentino Rossi si debba ritirare e questo ha portato a un inevitabile velo di tristezza e di un piccolo ma importante momento di bilancio di genere nella mia personale vita, sul maschile che ha accompagnato parte della mia vita.

In questa lunga carriera del dottore, di oltre 20 anni di successi, difficoltà, sfide, non posso che rivolgere anche un pensiero a un altro uomo che si è unito a papà e me nel tifare Vale: mio suocero.

Ricordo come anche con mio suocero passassi i fine settimana a “smessaggiarci” per aggiornarci su Vale, commentando le varie gare e notizie in merito.

Era divertente scambiarci battute e opinioni sul numero 46; mio suocero era incredibile, una persona inarrestabile, non stava mai fermo un attimo, sempre con qualcosa da fare, riparare e/o costruire; negli ultimi anni ricordo come cercassi sempre di fargli fare qualche lavoretto per metterlo sempre più alla prova nelle sue capacità di “aggeggino” (colui che ripara ogni cosa), pur di farlo togliere da casa per fare un piacere a lui e alla moglie, mia suocera, che se lo ritrovava sempre tra i piedi.

Seguire Valentino Rossi, mi ha permesso di avvicinarmi a mio suocero, di conoscerlo, comprendere i suoi modi di fare, di pensare e anche le sue tante fragilità.

Mio suocero è stato sicuramente un altro maschile per me importante con cui mi sono relazionato. Ricordo sempre con un sorriso quando ci sentivamo per parlare di Vale, e a sentire mio suocere, da giovane lui andava più veloce di Valentino su strada… Lo scrivo non certo per parlarne male ma perché ho sempre visto questo suo modo di voler apparire migliore della persona che era come una fragilità di una persona che non sapeva invece quanto potesse essere “grande” e migliore con imprese ben più piccole e meno pericolose. Ricordo come lasciassi sempre correre su questi aneddoti che ogni tanto raccontava, perché era un suo modo per parlarmi, anche lui, di chi fosse e quali bravate avesse fatto da giovane.

Parlando di motociclismo mio suocero e io ci parlavamo di chi fossimo, di cosa ci emozionava, cosa ci piaceva, era un modo per stare in relazione e capire il suo essere maschio nel mondo e il mio.

Ho quindi voglia di ringraziare pubblicamente quello che ha fatto Valentino Rossi per me, perché a pensarci è stato per me importante e vorrei cogliere l’occasione per fare un augurio al Dottore, che si appresta ad affrontare la sua più importante gara, quella di essere padre e compagno.

Spero che a questo “giro” Valentino Rossi, sia in grado di arrivare secondo sul podio facendo così arrivare per prima, sul gradino più alto, sua figlia e la sua compagna, riuscendo a metterle sempre al primo posto nella sua vita. Auguri Vale.

#GrazieVale

Un saluto,

Jacopo

 

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