22 Luglio 2023

The Wife – Vivere nell’ombra

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Film del 2017, adattamento del romanzo The Wife edito da Garzanti di Meg Wolitzer con un cast di attori importanti tra cui per esempio Glenn Close, Jonathan Pryce e Christian Slater. Il film, non ha caso, ha ricevuto molti riconoscimenti e premi.

Il film ha richiamato il mio interesse perché mette su pellicola un famoso luogo comune, o per meglio dire stereotipo di genere, che alcuni, alcune di noi ricorderanno quale quello: “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Frase che nell’imaginario comune collettivo lascia spesso pensare a quanto debba essere dura e difficile la vita di una donna che si trova a vivere all’ombra di un uomo “ingombrante”, ups, volevo scrivere “importante”.

Sinteticamente la storia racconta di come il più grande scrittore degli ultimi tempi, vinca il premio Nobel per la letteratura grazie al suo rivoluzionario stile di scrittura. Il film mostra quanto sia stato difficile raggiungere questo importante riconoscimento e quanto sia stata dura anche per la moglie permettere tutto ciò. Infatti nel contesto della vittoria del Nobel, la moglie Glenn Close, non regge più la pressione di una vita trascorsa nell’ombra nonostante il suo talento; la donna inizia a ritagliarsi del tempo per sé, maturando quindi l’idea di raccontare come stiano realmente le cose ma alla fine decide di lasciar continuare a credere al mondo intero che grande scrittore sia stato suo marito (Jonathan Pryce) e di raccontare almeno ai figli cos’è davvero successo per tanti anni fra le mura della loro casa.

Quello che è di particolare rilievo per i nostri fini associativi a mio dire, sono i passaggi, i dettagli di come sia avvenuto questo coronamento di carriera attraverso il conseguimento del premio Nobel. Pryce, che interpreta la figura dello scrittore, mostra un particolare tipo di maschile che a mio avviso dovrebbe essere analizzato, attraverso uno sguardo di genere, per essere messo in discussione e per valutare se, come uomini ci siamo mai comportati così all’’interno delle nostre relazioni intime, anche senza aver necessariamente vinto un premio Nobel.

Lo scrittore mostra fin dalle prime immagini del film come impone alle persone che gli stanno accanto i propri desideri e bisogni; come senta la necessità di avere occhi e attenzioni solo per sé, nella vita pubblica quanto in quella privata. Un uomo che ha tagliato i ponti con il proprio passato e con i legami che per lui sarebbero dovuti essere importanti; un uomo poco incline ad accogliere le critiche, che talvolta non si sa pienamente comportare in contesti pubblici, che nel passato ha più volte tradito la moglie, a cui ha imposto di smettere di fumare; un uomo che incolpa le altre persone quando invece è lui ad essere nel torto. In tal senso Glenn Close invece si mostra una moglie discreta, tollerante, paziente, altamente servizievole, al pari di una madre/serva che si prende cura del proprio bambino, servendo il marito (o per meglio scrivere il Re) in tutto e per tutto perché questo senza lei non sembra essere particolarmente autonomo.

Pryce festeggia la notizia della vittoria del Nobel parlando al singolare quando invece all’inizio della carriera parlava al plurale, riconoscendo il merito di quanto avevano ottenuto lavorativamente anche alla compagna. Un uomo che solo lui può dare il giusto riconoscimento alla moglie, come e quando vuole lui. Pubblicamente presenta la moglie alle diverse persone che lo festeggiano, ma di cui non elogia mai il vero talento e/o le sue capacità e/o sforzi, al punto tale di arrivare a dire che la moglie non scriva. L’unico momento in cui l’uomo riconosce l’impegno della moglie avviene quando tiene il discorso di ringraziamento per il Nobel, in cui tutte le persone si aspettano uno scontato discorso di ringraziamento verso la “povera” moglie che supporta il marito.

Un padre che pretende che il figlio segua quello che lui gli consiglia senza però essere in grado di essere a sua volta un modello per lui, senza infatti riuscire ad accogliere e fare suo quello che le persone gli consigliano. Un padre che non vuole concedere riconoscimenti al figlio ma solo critiche, appunti e sminuimenti pubblici, senza riuscire a supportarlo nel suo impegno e nella sua affermazione.

Il film inoltre mostra come l’attore affronti le discussioni con la moglie con superficialità, cercando di risolverle per esempio offrendole un cuscino, un massaggio ai piedi, ricercandola sessualmente o banalizzando le discussioni dicendo che hanno affrontato ben di peggio nella vita, cancellando quindi i problemi con un rapido gesto di spugna senza in realtà rendersi conto della gravità delle discussioni e di come tali comportamenti non facciano altro che rimandare il problema, fino all’epilogo finale del film.

Quanti di noi uomini si sono comportati e/o si comportano così all’interno delle proprie relazioni affettive/intime? Quanti di noi danno o hanno dato per scontato tutte le accortezze ricevute? Quanti di noi hanno preteso senza aver dato nulla in cambio? Ovviamente nessuno di noi uomini… Sia ben chiaro, con il presente articolo non voglio “crocefiggere” tutti gli uomini ma avrei piacere che provassimo, ogni tanto, a metterci in discussione per valutare se ci stiamo comportando adeguatamente, se rispecchiamo l’ideale di maschile a cui vogliamo tendere. Consiglio vivamente la visione del film per provare a rintracciare all’interno delle proprie vite quanto sopra descritto, augurandomi che questo film possa essere un buono spunto di partenza per avviare una riflessione critica per tutte quelle persone che desiderano confrontarsi sulla propria idea di essere maschi nella società d’oggi.

JP

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