17 Febbraio 2014

Gruppo di Criticità

keith-haring

L’Associazione LUI, fin dalla sua fondazione, ha riconosciuto il grande valore dello stare insieme. Il Gruppo dà vita a qualcosa che è più della somma dei singoli individui, perché, la coscienza di ciò che siamo e di ciò che valiamo, è legata alla nostra appartenenza all’insieme, che viene poi riportata nelle singole vite private. La scelta di (so)stare insieme in forma collettiva ha il senso di un’assunzione di impegno ed un’opportunità per aprire uno spazio di libertà nel nostro dirci uomini, per una “responsabilità di genere”.

Nel percorso intrapreso da LUI in questi anni non si è potuto fare a meno di constatare il grande ruolo che riveste la violenza nell’agire maschile all’interno delle relazioni. Non c’è un “nemico oscuro”, estraneo alla nostra società, che agisce violenza di genere: il problema è all’interno delle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle relazioni e nell’immaginario sessuale che abbiamo costruito, anche attraverso i media. L’autore di violenza di genere spesso è un marito, un compagno, un fidanzato, un “ex”, un amico di famiglia, un datore di lavoro, una persona molto vicino alla vittima, di cui la vittima si fida: stiamo parlando quindi di uomini.

Ci siamo quindi resi conto che le nostre competenze professionali di partenza, di legale e psicoterapeuta – se messe a sistema e implementate – potevano divenire una risorsa nella gestione degli autori di comportamenti violenti, per approcciare il problema a 360°.

Per questo, una delle attività in cui attualmente l’Associazione LUI sta investendo maggiormente le proprie energie è la gestione ed il re-inserimento nella società degli autori di comportamenti violenti (spesso uomini). Recentemente siamo tornati da un’ulteriore formazione, questa volta ricevuta in America, presso uno dei primi centri al mondo che affronta il tema della violenza maschile sulle donne. Abbiamo quindi avuto la fortuna non solo di fare una esperienza di vita ma anche di apprendere e migliorare ciò che stiamo facendo nel nostro contesto italiano e più specificatamente locale.

Oggi vorrei quindi parlarvi o meglio scrivervi, del nostro “Gruppo di Criticità”, cercando di sviscerare le peculiarità che lo differenziano dal Gruppo di Condivisione L.U.I. – , di cui vi invito a prendere visione per una migliore comprensione del testo.

Anche in questo caso partiamo dal significato delle parole: gruppo e criticità. Per alcuni teorici il termine gruppo è l’“esperienza di un destino comune” (Lewin 1948). Nel gruppo di criticità, i membri che ne fanno parte, hanno l’esperienza di un “destino comune”, più che un destino, un “qualcosa” che li accomuna. Che cosa li accomuna? Sono tutti uomini che presentano una difficoltà di gestione dell’aggressività. In questo tipo di gruppo NON si giudica che persone siano i membri, o cosa abbiano fatto, per questo ci sono i Tribunali, in questo tipo di gruppo si cerca di favorire una “criticità” rispetto al comportamento che hanno messo in atto a discapito di altri, spesso altre. Parliamo quindi di violenza, in ogni forma questa si sia manifestata.

Ecco da qui il termine criticità: la variazione anche minima di un parametro determina un effetto di grande entità!

L’esclusivo focus di questo peculiare gruppo è la violenza, il tema è questo e non ce ne sono altri se non ciò che ne è correlato. Si analizza il significato della parola, le diverse tipologie di violenza e come queste vengano messe in atto dai membri del gruppo. Si propone un piccolo gruppo a base volontaria, che si ritrova ad affrontare un problema comune, la gestione dell’aggressività. Si cerca di favorire il senso di responsabilità personale dei membri, che sono orientati vero la problematica della violenza.

Il Gruppo di Criticità, si ritrova ogni due settimane in fascia serale, dalle 20.00 alle 22.00, prima di accedere al gruppo vengono svolti dei colloqui “individuali” tra l'”aspirante membro” e i facilitatori che al termine dei colloqui valutato se la persona è in grado di accedere al gruppo o se è preferibile continuare in forma individuale.

Nel Gruppo di Criticità ci sono quindi due facilitatori, che conducono e favoriscono la riflessione sul tema in oggetto. In questo arduo lavoro, siamo fermamente convinti che gli operator* che in generale entrano in contatto con queste persone, debbano avere una formazione continuativa e parallela: da una parte c’è bisogno di una preliminare e approfondita messa in discussione dell’essere maschi nella società d’oggi, dall’altra è altrettanto importante l’acquisizione di competenze tecniche specifiche per favorire il cambiamento.

Questa è la nostra visione, questa è la nostra peculiarità e forza a livello locale e non solo. Questa è la nostra esperienza personale e sul campo. Un approccio interdisciplinare, empatico, professionale, che garantisca qualità. Questa è la visione di LUI.

Il cambiamento si ottiene soltanto favorendo l’introduzione di un punto di vista alternativo sui paradigmi culturali e sul significato stesso del termine violenza. L’intraprendere un percorso di “criticità”, ma meglio ancora potremmo parlare di “paradigm shift”, da parte di questi uomini, può offrire loro “uno sguardo nuovo” sulla possibilità di mettere in atto una scelta differente rispetto alle loro consuetudini comportamentali. In un percorso verso il cambiamento dai comportamenti violenti, è importante che i partecipanti si riescano a spostare da una prospettiva autocentrata a una prospettiva di responsabilità attiva. Questa variazione di prospettiva genera come primo risultato concreto il “senso di responsabilità” verso gli agiti violenti commessi.

Questo è solo il primo passo.

Chi fosse interessat* a maggiori approfondimenti o dettagli è pregat* di mettersi in contatto con l’Associazione LUI attraverso mail: lui@associazionelui.it o attraverso il nostro servizio telefonico: ChiAma LUI: 0039 334/3296864.

JP

Lewin K (1948) Resolving Social Conflicts, New York, Harper & Row; trad. it. I conflitti sociali. Saggi di dinamica di gruppo, Milano, Angeli, 1979.

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