10 Aprile 2025

Il Principino Scende da Cavallo

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Diversi anni fa, durante una formazione presso il Comune di Livorno, quando ero Coordinatore Pedagogico dell’Asilo Nido Il Nido delle Meraviglie dell’Associazione Ippogrifo, ho avuto il piacere di conoscere la Dott.ssa Irene Biemmi, che presentava la sua tesi di dottorato di ricerca sviluppata presso, se ricordo bene, l’Università degli Studi di Firenze alla Facoltà di Scienze della Formazione. Già all’epoca rimasi molto colpito dalla persona, dalla conoscenza e dalla professionalità con cui spiegava le questioni di genere.
In tale occasione conobbi quindi Giralangolo in cui lavorava la Dott.ssa, ideatrice di Sottosopra, collana che parla di identità di genere e stereotipi, venendo quindi a conoscendo delle diverse favole che affrontavano in modo semplice ma efficace le tematiche a me tanto a cuore.
L’obiettivo della collana è quello di creare una visione alternativa rispetto ai ruoli stereotipati. È dedicata a bambini dai tre ai cinque anni, periodo in cui molti pregiudizi legati al maschile/femminile attecchiscono e si vanno formando e strutturando.

Avrei quindi piacere di provare a presentare la favola de Il Principino scende da cavallo, del 2015, edito appunto da Giralangolo di cui la Dott.ssa Irene Biemme è un’autrice insieme a AntonGionata Ferrari.
La vita di un principe bambino non è poi così facile.
Il Principe Bambino ha un sacco di cose da imparare per diventare re. Come qualsiasi futuro sovrano che si rispetti deve indossare vestiti scomodi, apprendere il galateo, farsi i muscoli, andare a caccia di volpi, non avere paura. La cosa più importante, però, che deve imparare è farsi rispettare! Per questo compito i suoi genitori gli regalano Fulmine, un cavallo enorme e nero con il quale può farsi vedere in giro nel villaggio, “così – gli dice papà – la gente comincerà a conoscerti e a rispettarti”. Il principino sembra ancora più piccolo sul suo maestoso cavallo. A testa bassa per l’imbarazzo inizia a girovagare per boschi, fiumi e prati andando piano piano perché non ha fretta. Il cavallo è tanto grosso da fare paura e il principino tanto antipatico, non saluta mai nessuno. Un giorno una ragazzina gli intima di fermarsi. Questa sosta inaspettata, in cui il principino scenderà da cavallo, farà sentire il principe molto molto più leggero, perché scoprirà che il mondo è più bello

La favola mi ha molto colpito perché a mio dire, parla di una storia che molti noi uomini possono vivere o aver vissuto.

Ancora oggi talvolta si dà molta importanza al fatto che una famiglia possa vere un maschio piuttosto che una femmina, non a caso la frase: “auguri e figli maschi”. Inoltre per affetto, amore, e altre mille variabili che concorrono, i genitori a torto o a ragione cercano di crescere i propri figli dandogli il massimo, mettendoli al primo posto, talvolta giungendo a ricoprirli di oggetti e/o regali che credono gli possano tornare anche utili nella vita, senza che talvolta i figli abbiano fatto nulla per meritarli, come per esempio un cavallo enorme nero, una eredità talvolta scomoda… Può quindi succedere che certi maschi si possano sentire in dovere di portare avanti valori, idee, tramandate, insegnate, in cui neanche credano, o in cui ci si ritrovino o ne comprendano il senso.

Che pesante!

Cosa accadrebbe se un maschio si ribellasse a tutto questo? Che scenari si potrebbero aprire per lui?
Credo che la favola con semplicità parli di questo: la libertà di sperimentarsi in ciò che ci piace, senza pregiudizi o stereotipi, soprattutto di genere.
Buona lettura.

JP

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