C’è ancora domani
Purtroppo non ho avuto l’opportunità di andare al cinema per vedere l’ultimo film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”, ma adesso che per fortuna è arrivato su Netflix, l’ho potuto vedere e non posso non provare a scrivere qualcosa su questo film, sperando, come sempre, di far assumere, in chi avrà piacere di leggermi, uno sguardo di genere.
C’è ancora domani è un film che, a mio avviso, dovrebbero vedere e rivedere tutte le persone più volte, in particolare gli uomini; un bellissimo film che racconta cosa abbia rappresentato per le donne l’opportunità di andare a votare in Italia per la prima volta, 2 giugno 1946.
Il film racconta come venivano trattate le donne a quell’epoca, purtroppo ancora oggi certe donne vengono trattate così, nonostante il trascorrere del tempo.
Il film mette in scena dall’inizio alla fine tutti quei comportamenti violenti che le donne subivano, da quelli più velati a quelli più espliciti, messi in atto da parte dalle persone ma in particolar moda dagli uomini, come per esempio: “smetti di parlare…Ma cosa vuoi parlare…” a vere e proprie scene esplicite di violenza di genere saggiamente smorzate e accentuate dalla combinazione della colonna, utilizzata in modo magistrale e dagli inaspettati balletti.
Detto questo proviamo a fare un focus sugli e per gli uomini. A mio avviso è importante che questo film venga visto soprattutto dagli uomini per invitarli a riflettere sulla propria idea di essere maschi e a confrontarla con quella rappresentata nel film:
– Quanto siamo simili agli uomini del film?
– Cosa stiamo facendo per discostarci dal maschile rappresentato nel film?
– Nelle nostre vite quante volte abbiamo visto, assistito e/o fatto quanto fatto e/o detto dagli uomini nel film?
– Quante volte siamo tornati a casa dal lavoro e pretendevamo di essere lasciati in pace?
– Quanto tempo al giorno abbiamo dedicato alla cura della relazione con la nostra prole e7o con nostra moglie, compagna, fidanzata?
– Quante volte con le buone ma soprattutto con le cattive abbiamo ottenuto ciò che credevamo giusto chiedere/pretendere?
– Quante volte abbiamo controllato i conti di casa e le spese sostenute dalle nostre compagne criticandole o verificando di non essere da loro fregati?
– Quante volte abbiamo chiesto scusa senza fare qualcosa per cambiare i nostri errori, i nostri comportamenti?
– Quante volte abbiamo preteso rapporti sessuali in quanto uomini?
Queste sono solo alcune delle domande che mi sono fatto come uomo mentre guardavo il film. Questo film parla anche di me come uomo, della mia eredità maschile trasmessami dagli uomini con cui devo fare i conti.
Se veramente credo che sia ingiusta la violenza di genere, ho il dovere di confrontarmi con questo film, di interrogarmi e di fare qualcosa per cambiare le cose. Se non lo voglio fare per me, lo devo quanto meno fare per i miei figli e l’insegnamento e/o modello che voglio trasmettere a loro di maschio nella società d’oggi.
Sono un uomo e vedo violenza intorno a me! Quando iniziamo a parlarne anche noi uomini, soprattutto tra noi uomini di violenza?
Ma io non lo faccio!
Non è una risposta sufficiente! La violenza ci riguarda e ci dobbiamo confrontare con essa per conoscerla, riconoscerla e scegliere che uomini essere!
Gandhi sosteneva che tutti vogliono cambiare il mondo ma nessuno ha il coraggio di cambiare se stesso! Iniziamo! Ritroviamoci! Partiamo! Mettiamoci la faccia! Impegniamoci a essere ciò che crediamo di essere!
Buona visione,
JP