Il ragazzo dai pantaloni rosa

Alcuni giorni fa, sono riuscito a vedere un film italiano che desideravo da tempo vedere: Il ragazzo dai pantaloni rosa. Film del 2024, regia di Margherita Ferri, con Samuele Carrino, Claudia Pandolfi, Andrea Arru, Sara Ciocca, Corrado Fortuna.
Premetto che l’Associazione LUI non riceve, ad oggi, nessun tipo di compenso in nessuna forma da Netflix, dove ho appunto visto il film in oggetto, ma perché semplicemente è la piattaforma che a mio avviso ad oggi, presenta minor vincoli di accesso e restrizioni per vedere film e/o serie televisive sui temi di nostro interesse associativo come le questioni di genere.
L’Associazione LUI durante i numerosi interventi pubblici e/o di sensibilizzazione e/o (in)formazione tenuti negli anni, nei contesti in cui veniva e viene invitata a prendere parola, in più occasioni, abbiamo menzionato la storia trattata nel film, ma nonostante tutti questi anni, ad essere sincero, non ero entrato ancora così tanto in questa vicenda come adesso, attraverso la visione del film.
Il film è tratto dalla storia simbolo italiana vera di Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo e cyberbullismo omofobo, che si tolse la vita impiccandosi con una sciarpa in casa sua a Roma il 20 novembre 2012 all’età di 15 anni appena compiuti.
Mi ha molto colpito il film perché riesce a cogliere e a trasmettere al pubblico la curiosità di un giovane ragazzo adolescente verso la vita, il desiderio di avvicinarsi, di fare amicizia verso quelli che sembrano più “fighi” e/o sicuri di sé; forse per interesse, curiosità, fascino, forse per invidia, forse per emulazione, forse per interesse di altro tipo, forse per…
Da giovani, non vi è mai capitato di volervi sentire come le altre persone della vostra età, di volervi sentire integrati, vi voler fare sciocchezze tipiche della vostra età, di apparire simpatici, non convenzionali e di voler far parte di un gruppo di pari?
Andrea probabilmente oltre a questo, come tanti altri ragazzi della sua età era anche una persona che voleva bene alle persone che gli stavano accanto, vicine, come la madre, che un giorno gli regala un paio di jeans inizialmente rossi ma che poi diventano rosa per colpa di una lavatrice sbagliata.
Andrea proprio per desiderio di emancipazione, o quale altro motivo, non si fa certo problemi nell’indossare lo stesso i jeans rosa.
Quindi il “genere” dove è in questa storia?
Il genere sta nel fatto che tutte queste cose appena descritte, evidentemente non si sposano con i rigidi dettami maschili: quello che non rientra nella norma deve essere piegato alla norma o spezzato, quello che è appunto successo ad Andrea.
Non avete mai provato robe simili? Fortunat*!
A me la visione del film ha fatto ricordare la mia adolescenza, la mia infanzia, sicuramente per certi aspetti diversa da quella di Andrea, così come diversa da qualsiasi altra ma accomunata dalla medesima pesantezza di non essere compresi per quelli che si era realmente ma solo disprezzati ed esclusi perché vissuti come diversi.
Mi rivolgo quindi alle persone interessate ai temi di genere per esortarle a vedere il film, mi rivolgo a tutte quelle persone, che come Andrea si sono sentite come lui, per fargli sapere che non sono sole e che l’Associazione lui, prova, per quel che può, con i propri limitati mezzi, a dare diritto di cittadinanza anche a queste persone, cercando quindi di promuovere una riflessione in tutta la nostra società sugli stereotipi di genere e più nello specifico alla nostra idea di essere maschi nella società d’oggi.
Buona visione.
JP